top of page
Cerca

HO TEMPO DA PERDERE

  • Immagine del redattore: Silvia
    Silvia
  • 16 set 2019
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 19 set 2019


Un piccolo gioiellino scoperto tramite uno dei tanti vagabondaggi notturni su YouTube. Consiglio questa 'band', che band vera e propria non è, nella sua interezza più che in riferimento ad un album in particolare, perché non sembra esserci un criterio particolarmente valido per la creazione di quest'ultimi.

PMJ si occupa sostanzialmente di riarrangiare in chiave jazz, ma non solo, brani che il grande pubblico mastica e ha masticato per anni, proposti in tutte le varianti possibili. Eppure, sporcando uno stile jazz un po' retrò con del rock 'n roll e talvolta funky o soul, riescono spesso a proporre delle rivisitazioni convincenti, piacevoli e molto spesso divertenti.

Mi mette sempre molta curiosità notare una loro nuova pubblicazione, provare a indovinare la direzione in cui si sono orientati per rendere proprio il pezzo di turno.

Nonostante siano molto fantasiosi e propositivi devo ammettere che non sempre sono in grado di stupirmi perché, come è ovvio che sia, il rischio di risultare ripetitivi è molto alto per chi si cimenta in questo genere di esperimenti.


L'asso nella manica è sicuramente la grande rotazione di musicisti, che permette versatilità da parte degli stessi e la concreta possibilità di ottenere combinazioni stilistiche interessanti per quanto riguarda il riarrangiamento dei pezzi.

Personalmente apprezzo infinitamente alcune grandi voci che vengono ingaggiate, che spesso a causa dell'orientamento della musica di oggi non hanno occasione di splendere e le cui doti sono pienamente valorizzate da questo tipo di basi.


Consiglio soprattutto in live (visti a dicembre 2018, Trieste), si vendono benissimo come 'esperienza Postmodern Jukebox'. Lo show è infatti estremamente coinvolgente, frizzante, dinamico e originale. Indubbio è che lo spettatore si senta parte attiva di quella che sembra un'esplosione di suoni e movimento. Spaziano in live da brani più toccanti e drammatici (creep) a pezzi allegri e coinvolgenti (Africa, thriller), in modo da fornire allo spettatore un quadro completo del progetto PMJ. In particolare modo ho apprezzato l'integrazione all'interno degli arrangiamenti di una sorridente ballerina di tip tap, della quale abbiamo due certezze: quadricipiti e muscoli mimici d'acciaio.


RIASSUMENDO

Non particolarmente innovativi ma incredibilmente fantasiosi, piacevoli e divertenti, senza pretese tecniche esagerate. Consigliati caldamente live, in alternativa ascolto preferibile su YouTube rispetto a Spotify: l'atmosfera creata dai video contribuisce molto al far entrare l'ascoltatore nel 'mood PMJ'

No voti a chi fa cover. Anche se copi bene hai pur sempre copiato.


TOP TRACKS: (in aggiornamento) Every breath you take, love on the brain, Africa, still haven't found what I'm looking for


Ho ascoltato per la prima volta questo album mesi dopo la sua uscita, marzo 2019, perché estremamente condizionata dal giudizio fin troppo positivo del grande pubblico. In parole povere ho semplicemente dato per scontato che fosse una schifezza di basso calibro non degna di nota.

Tuttavia, dopo aver visto Anthony Fantano classificare quest'album tra i migliori del 2019, mi sono sentita assalita dal dubbio di essere incappata in quelle rare eccezioni in cui il grande pubblico effettivamente non sbaglia.

Mainstream perché di gran carisma e dalla personalità sicuramente riconoscibile, Billie Eilish partorisce assieme al fratello (si, voluto) un album dinamico, completo e soprattutto che non annoia (ostacolo che, per quanto mi riguarda, è brillantemente superato in poche occasioni).


L'album apre con una quindicina di secondi emblematici per poi proseguire con la colonna sonora di un po' troppe Instastories di 15enni arrapate: Bad Guy. Che però, guarda caso, è una traccia più che valida, coinvolgente, con dei suoni ben amalgamati, le cui combinazioni e contrasti non sono per nulla banali. Riesce a scrivere una canzone riguardante un tema che è stato ormai masticato oltremisura, ossia l'adolescente che si crede una 'bad girl' (anche perché Billie ha 17 anni e quindi chi meglio di lei può essere credibile in queste vesti), senza farlo sembrare noioso, anzi! la seconda strofa evoca questa brillante istantanea familiare che non ha potuto non strapparmi una risata.

Proseguendo nell'ascolto dell'album non si può non riconoscere l'indiscutibile ruolo che hanno il timbro e la seduttività della sua voce. Lo testimonia la versione, sempre di bad guy, cantata da Justin Bieber. I suoi urletti ansimanti accostati ad una base del genere, che rimane pressoché intatta, creano un effetto ben preciso: raccapricciante.


Bassi decisamente efficaci per 'Xanny', in cui viene fatto un uso sapiente di tutta quella gamma di suoni sintetizzati che popolano quest'album: non se ne abusa.

In quasi ogni brano ci sono elementi fortemente originali, 14 tracce ben amalgamate ma che non si confondono l'una con l'altra.

Sicuramente il denominatore comune è dato da questa vena dark di sound quanto di testi, che però spesso si rivelano divertenti ma pungenti allo stesso tempo. Ho molto apprezzato certi piccoli accorgimenti stilistici, come per esempio definire God as a 'her' that wants the devil on her team (all the good girls go to Hell) o l'utilizzare i suoni tipici delle sitcom come strumento per urlare tramite un mezzo non convenzionale, diverso quindi dalle parole o dalla tristezza della melodia, quanto lei percepisca la sua relazione come una farsa, una commedia (Wish you were gay). Non possiamo inoltre non citare, sempre a questo proposito, i primi 40 secondi di '8'.


All'interno dei suoi pezzi molti temi differenti sono combinati e alternati al punto di creare delle vere e proprie interconnessioni tra i vari brani. Le tematiche spaziano dalla paura, rappresentata nella sua forma più classica e ingenua, il mostro sotto il letto, alle paranoie esistenziali, al rifiuto (paradossale?) contro ogni tipo di droga e dipendenza, a quanto pare anche sentimentale, al suicido e l'abbandono. Tutto ciò sembra raggiungere la massima intensità in 'listen before i go'.


Spendo due parole sulle ultime due tracce sottolineando quanto abbia apprezzato come Billie sia riuscita a LETTERALMENTE tradurre in musica la tensione data da una frase che è stata detta e che non doveva essere detta, rovinando e compromettendo un rapporto già apparentemente instabile, anche se in fondo, anche se non voglio, io dall'altra parte 'i love you'!. Solo ascoltando la costruzione sonora di quel verso, indipendentemente dal testo, si comprende perfettamente cosa lei ci voglia comunicare: ansia, turbamento, senso di colpa, che sfociano nella consapevolezza di star provando qualcosa a proprio malgrado, potentemente ed inevitabilmente.

L'album si conclude con 'goodbye', Billie ci saluta riassumendo tramite le frasi più emblematiche di ogni pezzo il contenuto dell'album, che sembra sgonfiarsi come un palloncino, lasciandoci nel silenzio dopo questa ora di esplosione di suoni.


Riassumendo

TOP TRACK: Bury a friend, special mention to bad guy, Xanny, I love you

VOTO: 8,5


A mio parere si percepiscono molto, in senso più che positivo, le influenze di artisti come James Blake, St. Vincent, Imogen Heap.

L'album mi ha stupita, anche se questo non vuol dire che mi abbia estasiata in senso assoluto, sia per i suoni che per i contenuti, nonostante alcune tracce siano un po' piatte. Parto dal presupposto che lei abbia comunque 17 anni, il che non è un dettaglio indifferente. Non so se sia stata così positivamente colpita dalla mia praticamente assenza di pretese, ma di sicuro è stata una bella sorpresa. Sono molto curiosa di sapere come si evolverà in futuro, da li poi si potranno fare ulteriori considerazioni riguardo l'effettiva validità di questa artista.








 
 
 

Comments


Post: Blog2_Post
  • Instagram
  • Facebook

©2019 di Oversilving. Creato con Wix.com

bottom of page